JOSÉ MARÍA VALVERDE

ultimo aggiornamento 10/02/03

 

Come giusta, mia piccola, ti contieni nel cuore!
Non d'ombra o di mistero son fatti i tuoi capelli,
se c'è notte nei tuoi occhi, è una notte amica,
come di primavera; non s'apre verso il nulla,
ma palpita di stelle con l'ausilio di Dio.

Bella tu come il giorno, ma ancor più, vincitrice
della bellezza. ed oltre il suo tragico fato,
il crudele dilemma che lacera le cose
e per sua d'infinito venefica allusione
le fa misere ombre di più alta bellezza,
perfetta, ma in sé unica, senza nomi, di gelo.

Per prima vieni tu, e poi la tua bellezza
ti segue; naturale corteggio; tutto il tuo
grappolo di regali, la luce è che lo dora.

José María Valverde


 

Per dire quel che in me tu sei, mi è forza confrontarti
- congiungendo le cose rilevasi di esse la verità profonda -
col dolore accettato, con quel modo più alto
d'intendere l'uguale del dolore: l'allegria.

Il dolore è il frutto naturale degli anni,
la forma con cui il tempo attraverso di noi passa
e a volte, nella sua orma continua, nella sua pioggerella,
come un'ala, picchia un'improvvisa disgrazia.

Ma dolce è il dolore, perché la sua lingua benigna
svela la nostra pura sostanza umile, dove
siamo uno stesso amore abbandonato ed orfano,
tiepida e buona argilla, una rassegnazione.

... Anche tu sei il frutto del tempo, e l'intima sua luce,
come se l'esser vivi si facesse parola in te.
Quando tu mi appari, come innanzi a un patimento,
comprendo la mia verità, m'accuso e mi perdono.

E così mi fai palpare e rispettare le mie frontiere,
come il più chiaro dolore, o parlare d'un defunto.
Con il tempo nel tuo volto, già posseggo e considero
il mio passato e il mio futuro, e tutto il loro dolore.

Hai il sapore medesimo del dolore quando è buono;
dell'accettazione muta con cui le pene divengono
carne della nostra carne, sostanza ed alimento;
di quella luce più fonda che dà la tristezza.

E sei anche la gioia, l'unica allegria,
quel cielo distante che sta al fondo di tutto,
quel paese di luce che a volte si sospetta
dietro le cose, quasi sia un destarsi.

L'allegria, che non è nemica della tristezza,
ma il guardare più lungi, socchiudendo le palpebre,
e indovinare il simbolo dell'essere; è lo stupore
che brucia le parole, e le cambia in silenzio.

José María Valverde


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